giovedì 14 agosto 2014

Vi racconto una storia.
Da ragazzi lo chiamavano "the mountain". Ben 2 metri e 3 cm di altezza su di una corporatura incredibilmente forte e massiccia. Aveva un carattere chiuso, da orso che la vita gli aveva regalato; orfano a 18 anni  di entrambi i genitori morti in un incidente aereo. Era rimasto con un fratello di soli 15 anni a cui badare e un ranch immenso da gestire. Eppure, in una terra di uomini generosi come solo il Texas può essere, lui ci riuscì. Non aveva una compagna di vita ma tante donne che vedeva al massimo 2 volte di seguito e se gli chiedevi il  perchè rispondeva, grugnendo, che innamorarsi "era tempo sprecato"  pur sapendo che gli faceva paura affezionarsi a qualcuno. Gestiva un ranch di 5000 (dico cinquemila) ettari con  più di 3500 quarter horse tenuti allo stato brado e con il solo ausilio  di alcuni nativi americani che considerava fratelli. Gestiva la sua immensa casa come una caserma, quando si entrava dalla porta d'ingresso si sentiva un profumo di cera per mobili e Apple pie. Nel tempo libero in inverno,  dopo cena, si sedeva accanto al camino e leggeva fumando il suo sigaro. Aveva capelli biondi scuri brizzolati, la pelle cotta dal sole  e occhi dell'azzurro più incredibile che riuscirete ad immaginare, ma il suo forte era un sorriso bellissimo quanto disarmante. La sua risata era contagiosa di quelle profonde e tonanti.  Aveva un'amica quasi sempre lontana a servire il loro Paese insieme al  fratello e la guardava con l' indulgenza di un padre malgrado non condividesse il suo lavoro, lui odiava gli aerei e volare, forse ripensava alla tragedia che aveva cambiato per sempre la sua vita. La chiamava sorellina oppure bambolina o bimba. Vi erano periodi in cui lui e lei stavano assieme  al ranch e lei si divertiva a fare vita civile preparando insieme a lui  manicaretti o pasta  in vero stile home made che inframezzavano con  passi di line dance tra una mescolata e l'altra. Gli amici, rari ma sinceri, lo prendevano in giro per il carattere rude. Frammenti di ricordi riportano a quando, un vitellino cadde in un dirupo e lui si fece calare per andare a prenderlo: se lo caricò sulle spalle prima di farsi issare, riemergendo senza apparente sforzo,  oppure quando durante uno scherzo la  prese letteralmente sotto il braccio mentre lei  si dimenava è la gettò ridacchiando nel  drinking trough  dicendole che l'acqua fredda le avrebbe fatto bene per meditare sul chi era il capo tra i due!. Era un grande lavoratore ma era anche molto colto. Di origini italo americane; mamma maceratese e padre texano  amava dire che dalla madre aveva preso la generosità e l'amore per la cucina e dal padre, militare in carriera la disciplina ed i valori morali. Stonato come una campana aveva però la leggerezza di una gazzella nel ballo  ed era stupendo  guardarlo danzare la West line dance. Una notte, verso le 2 la sua vita si spezzò. Sentii un rumore fuori casa ed andò a vedere cosa fosse successo; appena aprì la porta di casa gli spararono al petto con un fucile. Misero bottino; un cellulare, qualche centinaio di dollari, una sella fatta a mano e un'orologio di valore. Era il 3 marzo 2006, aveva 46 anni. Il suo nome era Steven per chi lo amava era semplicemente Stev...

DUE STELLE DI BRILLANTI

Vi racconto una storia triste ma dolcissima. Era il 26 di novembre quando A., in divisa, bussò alla mia porta per portarmi una notizia terribile; era morto Gregory, il mio migliore amico ed in un testamento spirituale aveva incaricato lui, che considerava il "fratello bianco"  di darmi la notizia. Questo mi gettò in gran sconforto. Da nove mesi era morto John e chi mi era stato vicino, come sempre, era lui. Mancavano circa due settimane al mio compleanno che si preannunciava orribile. Andrea faceva avanti ed indietro dalla Val Gardena all'Umbria, dove abitavo da pochi mesi, io faticavo a riprendermi dallo choc. La cosa terribile era che mi sembrava quasi di essermi "abituata" a soffrire e questo mi stava distruggendo dentro. l'8 dicembre, giorno prima del mio compleanno, mi alzai di malavoglia, avevo promesso ad Andrea (che sarebbe arrivato la sera per il week end), che avrei fatto l'albero di Natale. Fu uno strazio. I ricordi..le cose comperate negli anni con John e Steve,  con Greg e Mandy sua moglie, quelle prese ai mercatini di Natale nei vari viaggi..insomma, stavo piangendo tutte le lacrime che mi erano rimaste quando suonarono alla porta. Era un maggiore d'istanza in una Base NATO in Italia che era passato per portarmi un pacchetto da parte del Lth.col. Gregory H. e che Greg stesso gli aveva consegnato, prima che lui ritornasse dall' Iraq, chiedendogli la cortesia di farmelo avere in tempo per il compleanno. Nessuno dei due sapeva cosa gli avrebbe destinato il destino. Io aspettai Andrea per aprirlo, non ci riuscivo, era troppo il dolore e lo stupore e soprattutto conteneva una lettera per me. Quando la sera lui arrivò, dopo aver aperto i suoi doni io presi in mano quel pacchettino ed aprii la lettera. Non ricordo di aver mai pianto lacrime così liberatorie, così calde; Sembrava, ad ogni parola che leggevo, di sentire la sua voce calda recitarmele. Voglio solo dire una frase che mi ha scritto in quella lettera e che dice
"...Pasticcino, una notte eravamo stesi nel deserto iracheno e tu guardando il cielo incredibilmente stellato mi hai detto: -Guarda Greg sembra una coperta di brillanti che ci sta proteggendo!- Ora bimba, una parte di quella coperta è tua...!"
Aprii quel pacchettino e dentro c'erano due orecchini di diamanti montati a forma di stella. Non ho mai avuto il coraggio di indossarli, l'ho fatto per la prima volta sabato a cena, emozionata e commossa e come dice Tiziana in un suo  commento, è stato come se avessi sentito la sua presenza accanto, una sua carezza. Volevo raccontarvelo perchè anche se può apparire triste, ed in parte è così, è anche un pezzo della mia vita che mi ha resa ancora più consapevole su cosa significa la vera Amicizia, quella che neppure la morte può cancellare.
 

LIFE IS...

Venerdì, metà pomeriggio;  arriva Andrea in ufficio. Lo aspettavo, a dire il vero, a casa per cena ma  mi dice che deve discutere di alcune problematiche inderogabili e quindi è tornato prima dal cantiere che segue. La sera a casa lo vedevo "strano". Mi chiede se il giorno dopo mi và di andare con lui a Mantova approfittando del fatto che è sabato; unico inconveniente vuole partire presto da Trento. Acconsento pensando che una giornata di shopping cancellerà l'inferno delle riunioni e degli impegni pesanti avuti durante la settimana. Cosi' sabato mattina..sveglia alle 5,45 e partenza comoda alle 7 in punto. Durante il viaggio si parla del più e del meno e come sempre si ride molto, io scruto Andrea attentamente, mi sembra che lo stress lo abbia finalmente abbandonato. Arriviamo vicino a Verona e mi dice; " prendiamo di qui che un collega mi ha detto che si arriva a Mantova lasciandosi dietro la ressa del sabato" e si infila in una stradina che finisce dentro un parcheggio Parking&Fly. Ovviamente gli dico che ha sbagliato strada ma lui mi sorride e mi esorta a scendere...apre il baule ed escono magicamente  le due samsonite...Lo guardo stupita e lui sorridendo mi dice " Sorpresa! Ci facciamo un week end a Parigi dolcetto!". Ovvio sono piacevolmente stordita dalla sorpresa ma continuo a vederlo "strano". Arriviamo al Catullo di Verona e ci imbarchiamo su di un volo per Parigi..peccato che scopra, complici i possibili scioperi Air France, che il volo è una coincidenza per il Canada. Eh si ragazzi, il mio Amore mi ha fatto questa sorpresa: volo andata e ritorno per Montreal in Canada per otto giorni. Si è occupato, a mia insaputa, di comunicare che ero in  ferie per otto giorni e che mi portava in Canada (ed ovviamente che doveva essere una sorpresa)! Un viaggio splendido, stravaccati in businness, coccolati dal personale della Air France (con quello che costa!), per atterrare sotto una pioggia a dire poco torrenziale a Montreal. Il giorno dopo, sveglia morbida, colazione americana (Dio quanto mi mancava!) e giro per la città. Poi, sino ad ora, shopping disgustoso (donne mi sono comperata di tutto e di piu'..una vera vergogna!), poi ieri a Quebec ed oggi Ottawa. Pensavo che Andrea avesse finito il repertorio delle soprese ma ecco che ad un certo punto "saltano fuori" due carati di brillanti e una dichiarazione in puro stile romantico. Insomma, mi sto godendo una settimana da favola, cammino due metri da terra e ho un sorriso perenne, quasi una paresi facciale. Sono felice, volevo condividere questo con voi...  
 

ALI

I tenaci vincoli della terra ho reciso
e ho danzato lieto nell'aria
sopra ali d'argento.

Il cielo ho scalato,
di nuvole esplose ho seguito
il disegno impreciso
e ho fatto contento, cose che
tu non puoi aver sognato:
 

tuffi, planate, giravolte,
ma lassù tutto è
silenzio
ho spento i motori e percorrendo
spazi inviolati di paradiso
la mano ho messo fuori e
di Dio
ho sfiorato il viso.

Pilot Officer Gillespie Magee Jr., 412 Squadron RCAF, missed in action 11-12-1941


ITALIANI ALL'ESTERO. CAPITOLO 1

 Ed eccovi, come promesso, il primo di una serie di aneddoti divertenti ai quali ho assistito mentre ero in vacanza nel mio Paese mai stata più felice, in quei casi, di confondermi con Andrea, tra gli americani.
 ...... Reception del Best Western Inn Suite di Phoenix, mi reco per chiedere una informazione mentre Andrea sguazza in piscina. Entra nell'albergo  una coppia di italiani firmati da capo a piedi. Lui con fare da star internazionale si avvicina (fregandosene del fatto che l'addetta sta parlando con me) e dice(scrivo esattamente come ha pronunciato): " aveiu gong un rum per to nit?"  L'addetta lo guarda smarrita mentre io reprimo una risata e gli  dice " Sorry?" Lui si gira secatissimo  verso la compagna e con fare saccente le  dice: " ma stiinglesi non capiscono l'americano?" Peccato che sia in America dove si parla inglese che è ben distante da ciò che ha detto lui!...... Altro che battuta alla Albertone nazionale...questa è meravigliosa avrebbe riso anche lui!!!! 

CON ALTRI OCCHI...

Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d'ospedale. 

A uno dei due uomini era permesso mettersi seduto sul letto per un'ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo. Il suo letto era vicino all'unica finestra della stanza. 

L'altro uomo doveva restare sempre sdraiato. Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore. 

Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto. Ogni pomeriggio l'uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra. L'uomo nell'altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno.

La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto. Le anatre e i cigni giocavano nell'acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo.

Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c'era una bella vista della città in lontananza. Mentre l'uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l'uomo dall'altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena. In un caldo pomeriggio l'uomo della finestra descrisse una parata che stava passando.

Sebbene l'altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla. Con gli occhi della sua mente così come l'uomo dalla finestra gliela descriveva. Passarono i giorni e le settimane. 

Un mattino l'infermiera del turno di giorno portò loro l'acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell'uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. 

L'infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo. Non appena gli sembrò appropriato, l'altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L'infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo. 

Lentamente, dolorosamente, l'uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicina al letto. Essa si affacciava su un muro bianco. L'uomo chiese all'infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori da quella finestra. L'infermiera rispose che l'uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro 
 "Forse, voleva farle coraggio " disse.
Vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione. Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata. Quando vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi e che il denaro non può comprare. Oggi è un dono, è per questo motivo che si chiama presente.


Dedico questa storia a tutti voi poichè sovente ci si scorda delle piccole cose. Un sorriso a tutti voi.

AMICI

Oggi ho trovato una bella sorpresa. Una persona a me molto cara mi annunciava,in messaggeria, la riapertura del suo blog. Nei giorni scorsi le motivazioni che lo avevano indotto a “chiuderlo” mi hanno fatta a lungo riflettere sull’Amicizia e sul significato superficiale che sovente si dà a questo sentimento senza riflettere sull’unicità della parola. Un Amico è colui che mai ci abbandona, è colui che vede al di là di ciò che noi vogliamo vedere o siamo in grado di vedere. Un vero Amico ti “corregge il tiro” se sbagli e nello stesso tempo vuole che tu lo faccia per lui. Un vero Amico ti DEVE dire, fuori dai denti, ciò che pensa e che tu, magari, non vorresti mai  ascoltare. Se una persona si offende per il sol fatto che a suo parere sia stato fatto o detto un qualcosa di inopportuno… bhe, allora significa che ciò che li legava non era un sentimento d’Amicizia ma solo una conoscenza e neppur molto approfondita. Io mi ritengo una privilegiata, ho avuto grandi Amici. Uno era Gregory, era un colonnello come me. Ci conoscevamo da 20 anni eravamo fratelli seppure le nostre pelli fossero di diverso colore e ci dicevamo tutto. Abbiamo diviso le missioni, la branda, il cibo. Ero la sua testimone di nozze e la madrina del figlio little John. Quando ha avuto difficoltà economiche per comperare casa, senza che chiedesse l’ho aiutato a comperarla. Quando è morto in Iraq con lui è morta una parte di me. Stesso dicasi per Carla e Sondra. Ambedue donne soldato,Carla era specializzata in trasmissioni era intelligente ed aveva la tipica bellezza delle donne ispaniche, Sondra era laureata in psicologia e psichiatria e come medico prestava servizio d’appoggio a noi militari. Era una donna splendida, sia come bellezza che come mente e modo di porsi. Quando entravamo in crisi lei era lì… ad ogni ora… pronta a “sorreggerci” a farci forza ascoltando le nostre problematiche. Ci dava la carica giusta per non farci mai perdere di vista la motivazione che ci aveva fatti scegliere quella vita. Insieme a loro c’era lui… Steven. Ecco, lui era il migliore di noi. Era stato un marines forse per emulare il papà morto in Vietnam. Era un green di Coronado Island alto 2,03 cm. Abbracciarlo era come scalare una montagna fatta di sodi muscoli. Si era ritirato dopo il Ruanda. Aveva un ranch molto grande circa 5000 ettari dove allevava cavalli quarter. Mi chiamava “bimba” e mi trattava come un cristallo. Quando ero ferita nel corpo o nell’animo andavo da lui. Si prendeva cura di me, mi preparava pranzetti, andavamo a radunare mandrie assieme. Era di poche parole, pochissime direi ma con me si lasciava andare. Ho ricordi meravigliosi di quel periodo, di quei 25 anni d’amicizia profonda. Steven è stato ucciso nella sua casa durante una rapina… Gli hanno sparato al petto per un cellulare, poche centinaia di dollari e due fucili da caccia. La sua morte ha cambiato la mia vita. Per settimane sono stata come in trance. Ero abituata sentirlo tutti i giorni o per mail o in chat o al telefono. Non so quante volte, in seguito, ho preso il telefono per chiamarlo..accorgendomi un secondo dopo che non c’era più. E’ morto esattamente 11 giorni prima del fratello…di John, mio marito. Io non scorderò mai la bontà di Steven, i suoi occhi azzurro cielo e quel sorriso meraviglioso.  Ora che i miei Amici sono “andati avanti” io ho solo più tre persone Amiche: Una, come me, ha diviso un destino incredibile. Elicotterista, anche lei ha perso il compagno in teatro di guerra, anche lei come me ha lottato contro il male del secolo, anche lei ha combattuto come solo un soldato sa fare contro le asperità del quotidiano. Con lei parlo e mi confido perché capisce ciò che sento e provo, è riflessiva, a volte spietata con se stessa, ma sempre sensibile e dall’animo “arruffato”. Purtroppo è lontana. Poi c’è Anna; di lei che dire? Ci vediamo tutte le mattine noi due  per la colazione pre-lavoro e abbiamo una gran confidenza, si parla di ogni cosa senza pudore alcuno e proprio come due vere Amiche ridiamo di noi stesse. Per Anna potrei mettere la mano sul fuoco; schietta, di una generosità incredibile, di una bontà d’animo che a volte mi fa “incavolare”. E’ come una sorella per me. Le voglio davvero bene. E’ moderata, molto educata, sempre tranquilla ma piena di gioia di vivere. Ha sempre lottato nella vita; si mantiene da sola da quando era ragazzina … è una vincente! Ed infine, non in termini di classifiche ma solo per un dulcis in fondo..il mio Amico del cuore è A. A lui confido tutto, a lui dico ogni cosa mi passi per la mente; è il mio compagno, colui che divide il letto con me,  colui che amo e quindi per me è il mio miglior Amico in assoluto. Certo non parliamo di amenità femminili, ma ogni piccolo spazio del mio cuore lui lo conosce, ogni mio dolore, sorriso, preoccupazione… così come io conosco i suoi. Ecco cos’è Amicizia;  cosa significa per me la parola. Ho un ricordo bellissimo di una notte in Iraq quando, sdraiati sotto un cielo stellato indescrivibile Greg mi chiese cos’era la cosa più importante della vita ed io risposi senza esitare “l’amicizia”. Lui mi riprese dicendo…” ma l’Amore? Quello è più importante” ed io risposi…” L’Amore può svanire, un vero Amico non ti lascia mai”…