giovedì 14 agosto 2014

Vi racconto una storia.
Da ragazzi lo chiamavano "the mountain". Ben 2 metri e 3 cm di altezza su di una corporatura incredibilmente forte e massiccia. Aveva un carattere chiuso, da orso che la vita gli aveva regalato; orfano a 18 anni  di entrambi i genitori morti in un incidente aereo. Era rimasto con un fratello di soli 15 anni a cui badare e un ranch immenso da gestire. Eppure, in una terra di uomini generosi come solo il Texas può essere, lui ci riuscì. Non aveva una compagna di vita ma tante donne che vedeva al massimo 2 volte di seguito e se gli chiedevi il  perchè rispondeva, grugnendo, che innamorarsi "era tempo sprecato"  pur sapendo che gli faceva paura affezionarsi a qualcuno. Gestiva un ranch di 5000 (dico cinquemila) ettari con  più di 3500 quarter horse tenuti allo stato brado e con il solo ausilio  di alcuni nativi americani che considerava fratelli. Gestiva la sua immensa casa come una caserma, quando si entrava dalla porta d'ingresso si sentiva un profumo di cera per mobili e Apple pie. Nel tempo libero in inverno,  dopo cena, si sedeva accanto al camino e leggeva fumando il suo sigaro. Aveva capelli biondi scuri brizzolati, la pelle cotta dal sole  e occhi dell'azzurro più incredibile che riuscirete ad immaginare, ma il suo forte era un sorriso bellissimo quanto disarmante. La sua risata era contagiosa di quelle profonde e tonanti.  Aveva un'amica quasi sempre lontana a servire il loro Paese insieme al  fratello e la guardava con l' indulgenza di un padre malgrado non condividesse il suo lavoro, lui odiava gli aerei e volare, forse ripensava alla tragedia che aveva cambiato per sempre la sua vita. La chiamava sorellina oppure bambolina o bimba. Vi erano periodi in cui lui e lei stavano assieme  al ranch e lei si divertiva a fare vita civile preparando insieme a lui  manicaretti o pasta  in vero stile home made che inframezzavano con  passi di line dance tra una mescolata e l'altra. Gli amici, rari ma sinceri, lo prendevano in giro per il carattere rude. Frammenti di ricordi riportano a quando, un vitellino cadde in un dirupo e lui si fece calare per andare a prenderlo: se lo caricò sulle spalle prima di farsi issare, riemergendo senza apparente sforzo,  oppure quando durante uno scherzo la  prese letteralmente sotto il braccio mentre lei  si dimenava è la gettò ridacchiando nel  drinking trough  dicendole che l'acqua fredda le avrebbe fatto bene per meditare sul chi era il capo tra i due!. Era un grande lavoratore ma era anche molto colto. Di origini italo americane; mamma maceratese e padre texano  amava dire che dalla madre aveva preso la generosità e l'amore per la cucina e dal padre, militare in carriera la disciplina ed i valori morali. Stonato come una campana aveva però la leggerezza di una gazzella nel ballo  ed era stupendo  guardarlo danzare la West line dance. Una notte, verso le 2 la sua vita si spezzò. Sentii un rumore fuori casa ed andò a vedere cosa fosse successo; appena aprì la porta di casa gli spararono al petto con un fucile. Misero bottino; un cellulare, qualche centinaio di dollari, una sella fatta a mano e un'orologio di valore. Era il 3 marzo 2006, aveva 46 anni. Il suo nome era Steven per chi lo amava era semplicemente Stev...

DUE STELLE DI BRILLANTI

Vi racconto una storia triste ma dolcissima. Era il 26 di novembre quando A., in divisa, bussò alla mia porta per portarmi una notizia terribile; era morto Gregory, il mio migliore amico ed in un testamento spirituale aveva incaricato lui, che considerava il "fratello bianco"  di darmi la notizia. Questo mi gettò in gran sconforto. Da nove mesi era morto John e chi mi era stato vicino, come sempre, era lui. Mancavano circa due settimane al mio compleanno che si preannunciava orribile. Andrea faceva avanti ed indietro dalla Val Gardena all'Umbria, dove abitavo da pochi mesi, io faticavo a riprendermi dallo choc. La cosa terribile era che mi sembrava quasi di essermi "abituata" a soffrire e questo mi stava distruggendo dentro. l'8 dicembre, giorno prima del mio compleanno, mi alzai di malavoglia, avevo promesso ad Andrea (che sarebbe arrivato la sera per il week end), che avrei fatto l'albero di Natale. Fu uno strazio. I ricordi..le cose comperate negli anni con John e Steve,  con Greg e Mandy sua moglie, quelle prese ai mercatini di Natale nei vari viaggi..insomma, stavo piangendo tutte le lacrime che mi erano rimaste quando suonarono alla porta. Era un maggiore d'istanza in una Base NATO in Italia che era passato per portarmi un pacchetto da parte del Lth.col. Gregory H. e che Greg stesso gli aveva consegnato, prima che lui ritornasse dall' Iraq, chiedendogli la cortesia di farmelo avere in tempo per il compleanno. Nessuno dei due sapeva cosa gli avrebbe destinato il destino. Io aspettai Andrea per aprirlo, non ci riuscivo, era troppo il dolore e lo stupore e soprattutto conteneva una lettera per me. Quando la sera lui arrivò, dopo aver aperto i suoi doni io presi in mano quel pacchettino ed aprii la lettera. Non ricordo di aver mai pianto lacrime così liberatorie, così calde; Sembrava, ad ogni parola che leggevo, di sentire la sua voce calda recitarmele. Voglio solo dire una frase che mi ha scritto in quella lettera e che dice
"...Pasticcino, una notte eravamo stesi nel deserto iracheno e tu guardando il cielo incredibilmente stellato mi hai detto: -Guarda Greg sembra una coperta di brillanti che ci sta proteggendo!- Ora bimba, una parte di quella coperta è tua...!"
Aprii quel pacchettino e dentro c'erano due orecchini di diamanti montati a forma di stella. Non ho mai avuto il coraggio di indossarli, l'ho fatto per la prima volta sabato a cena, emozionata e commossa e come dice Tiziana in un suo  commento, è stato come se avessi sentito la sua presenza accanto, una sua carezza. Volevo raccontarvelo perchè anche se può apparire triste, ed in parte è così, è anche un pezzo della mia vita che mi ha resa ancora più consapevole su cosa significa la vera Amicizia, quella che neppure la morte può cancellare.
 

LIFE IS...

Venerdì, metà pomeriggio;  arriva Andrea in ufficio. Lo aspettavo, a dire il vero, a casa per cena ma  mi dice che deve discutere di alcune problematiche inderogabili e quindi è tornato prima dal cantiere che segue. La sera a casa lo vedevo "strano". Mi chiede se il giorno dopo mi và di andare con lui a Mantova approfittando del fatto che è sabato; unico inconveniente vuole partire presto da Trento. Acconsento pensando che una giornata di shopping cancellerà l'inferno delle riunioni e degli impegni pesanti avuti durante la settimana. Cosi' sabato mattina..sveglia alle 5,45 e partenza comoda alle 7 in punto. Durante il viaggio si parla del più e del meno e come sempre si ride molto, io scruto Andrea attentamente, mi sembra che lo stress lo abbia finalmente abbandonato. Arriviamo vicino a Verona e mi dice; " prendiamo di qui che un collega mi ha detto che si arriva a Mantova lasciandosi dietro la ressa del sabato" e si infila in una stradina che finisce dentro un parcheggio Parking&Fly. Ovviamente gli dico che ha sbagliato strada ma lui mi sorride e mi esorta a scendere...apre il baule ed escono magicamente  le due samsonite...Lo guardo stupita e lui sorridendo mi dice " Sorpresa! Ci facciamo un week end a Parigi dolcetto!". Ovvio sono piacevolmente stordita dalla sorpresa ma continuo a vederlo "strano". Arriviamo al Catullo di Verona e ci imbarchiamo su di un volo per Parigi..peccato che scopra, complici i possibili scioperi Air France, che il volo è una coincidenza per il Canada. Eh si ragazzi, il mio Amore mi ha fatto questa sorpresa: volo andata e ritorno per Montreal in Canada per otto giorni. Si è occupato, a mia insaputa, di comunicare che ero in  ferie per otto giorni e che mi portava in Canada (ed ovviamente che doveva essere una sorpresa)! Un viaggio splendido, stravaccati in businness, coccolati dal personale della Air France (con quello che costa!), per atterrare sotto una pioggia a dire poco torrenziale a Montreal. Il giorno dopo, sveglia morbida, colazione americana (Dio quanto mi mancava!) e giro per la città. Poi, sino ad ora, shopping disgustoso (donne mi sono comperata di tutto e di piu'..una vera vergogna!), poi ieri a Quebec ed oggi Ottawa. Pensavo che Andrea avesse finito il repertorio delle soprese ma ecco che ad un certo punto "saltano fuori" due carati di brillanti e una dichiarazione in puro stile romantico. Insomma, mi sto godendo una settimana da favola, cammino due metri da terra e ho un sorriso perenne, quasi una paresi facciale. Sono felice, volevo condividere questo con voi...  
 

ALI

I tenaci vincoli della terra ho reciso
e ho danzato lieto nell'aria
sopra ali d'argento.

Il cielo ho scalato,
di nuvole esplose ho seguito
il disegno impreciso
e ho fatto contento, cose che
tu non puoi aver sognato:
 

tuffi, planate, giravolte,
ma lassù tutto è
silenzio
ho spento i motori e percorrendo
spazi inviolati di paradiso
la mano ho messo fuori e
di Dio
ho sfiorato il viso.

Pilot Officer Gillespie Magee Jr., 412 Squadron RCAF, missed in action 11-12-1941


ITALIANI ALL'ESTERO. CAPITOLO 1

 Ed eccovi, come promesso, il primo di una serie di aneddoti divertenti ai quali ho assistito mentre ero in vacanza nel mio Paese mai stata più felice, in quei casi, di confondermi con Andrea, tra gli americani.
 ...... Reception del Best Western Inn Suite di Phoenix, mi reco per chiedere una informazione mentre Andrea sguazza in piscina. Entra nell'albergo  una coppia di italiani firmati da capo a piedi. Lui con fare da star internazionale si avvicina (fregandosene del fatto che l'addetta sta parlando con me) e dice(scrivo esattamente come ha pronunciato): " aveiu gong un rum per to nit?"  L'addetta lo guarda smarrita mentre io reprimo una risata e gli  dice " Sorry?" Lui si gira secatissimo  verso la compagna e con fare saccente le  dice: " ma stiinglesi non capiscono l'americano?" Peccato che sia in America dove si parla inglese che è ben distante da ciò che ha detto lui!...... Altro che battuta alla Albertone nazionale...questa è meravigliosa avrebbe riso anche lui!!!! 

CON ALTRI OCCHI...

Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d'ospedale. 

A uno dei due uomini era permesso mettersi seduto sul letto per un'ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo. Il suo letto era vicino all'unica finestra della stanza. 

L'altro uomo doveva restare sempre sdraiato. Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore. 

Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto. Ogni pomeriggio l'uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra. L'uomo nell'altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno.

La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto. Le anatre e i cigni giocavano nell'acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo.

Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c'era una bella vista della città in lontananza. Mentre l'uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l'uomo dall'altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena. In un caldo pomeriggio l'uomo della finestra descrisse una parata che stava passando.

Sebbene l'altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla. Con gli occhi della sua mente così come l'uomo dalla finestra gliela descriveva. Passarono i giorni e le settimane. 

Un mattino l'infermiera del turno di giorno portò loro l'acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell'uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. 

L'infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo. Non appena gli sembrò appropriato, l'altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L'infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo. 

Lentamente, dolorosamente, l'uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicina al letto. Essa si affacciava su un muro bianco. L'uomo chiese all'infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori da quella finestra. L'infermiera rispose che l'uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro 
 "Forse, voleva farle coraggio " disse.
Vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione. Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata. Quando vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi e che il denaro non può comprare. Oggi è un dono, è per questo motivo che si chiama presente.


Dedico questa storia a tutti voi poichè sovente ci si scorda delle piccole cose. Un sorriso a tutti voi.

AMICI

Oggi ho trovato una bella sorpresa. Una persona a me molto cara mi annunciava,in messaggeria, la riapertura del suo blog. Nei giorni scorsi le motivazioni che lo avevano indotto a “chiuderlo” mi hanno fatta a lungo riflettere sull’Amicizia e sul significato superficiale che sovente si dà a questo sentimento senza riflettere sull’unicità della parola. Un Amico è colui che mai ci abbandona, è colui che vede al di là di ciò che noi vogliamo vedere o siamo in grado di vedere. Un vero Amico ti “corregge il tiro” se sbagli e nello stesso tempo vuole che tu lo faccia per lui. Un vero Amico ti DEVE dire, fuori dai denti, ciò che pensa e che tu, magari, non vorresti mai  ascoltare. Se una persona si offende per il sol fatto che a suo parere sia stato fatto o detto un qualcosa di inopportuno… bhe, allora significa che ciò che li legava non era un sentimento d’Amicizia ma solo una conoscenza e neppur molto approfondita. Io mi ritengo una privilegiata, ho avuto grandi Amici. Uno era Gregory, era un colonnello come me. Ci conoscevamo da 20 anni eravamo fratelli seppure le nostre pelli fossero di diverso colore e ci dicevamo tutto. Abbiamo diviso le missioni, la branda, il cibo. Ero la sua testimone di nozze e la madrina del figlio little John. Quando ha avuto difficoltà economiche per comperare casa, senza che chiedesse l’ho aiutato a comperarla. Quando è morto in Iraq con lui è morta una parte di me. Stesso dicasi per Carla e Sondra. Ambedue donne soldato,Carla era specializzata in trasmissioni era intelligente ed aveva la tipica bellezza delle donne ispaniche, Sondra era laureata in psicologia e psichiatria e come medico prestava servizio d’appoggio a noi militari. Era una donna splendida, sia come bellezza che come mente e modo di porsi. Quando entravamo in crisi lei era lì… ad ogni ora… pronta a “sorreggerci” a farci forza ascoltando le nostre problematiche. Ci dava la carica giusta per non farci mai perdere di vista la motivazione che ci aveva fatti scegliere quella vita. Insieme a loro c’era lui… Steven. Ecco, lui era il migliore di noi. Era stato un marines forse per emulare il papà morto in Vietnam. Era un green di Coronado Island alto 2,03 cm. Abbracciarlo era come scalare una montagna fatta di sodi muscoli. Si era ritirato dopo il Ruanda. Aveva un ranch molto grande circa 5000 ettari dove allevava cavalli quarter. Mi chiamava “bimba” e mi trattava come un cristallo. Quando ero ferita nel corpo o nell’animo andavo da lui. Si prendeva cura di me, mi preparava pranzetti, andavamo a radunare mandrie assieme. Era di poche parole, pochissime direi ma con me si lasciava andare. Ho ricordi meravigliosi di quel periodo, di quei 25 anni d’amicizia profonda. Steven è stato ucciso nella sua casa durante una rapina… Gli hanno sparato al petto per un cellulare, poche centinaia di dollari e due fucili da caccia. La sua morte ha cambiato la mia vita. Per settimane sono stata come in trance. Ero abituata sentirlo tutti i giorni o per mail o in chat o al telefono. Non so quante volte, in seguito, ho preso il telefono per chiamarlo..accorgendomi un secondo dopo che non c’era più. E’ morto esattamente 11 giorni prima del fratello…di John, mio marito. Io non scorderò mai la bontà di Steven, i suoi occhi azzurro cielo e quel sorriso meraviglioso.  Ora che i miei Amici sono “andati avanti” io ho solo più tre persone Amiche: Una, come me, ha diviso un destino incredibile. Elicotterista, anche lei ha perso il compagno in teatro di guerra, anche lei come me ha lottato contro il male del secolo, anche lei ha combattuto come solo un soldato sa fare contro le asperità del quotidiano. Con lei parlo e mi confido perché capisce ciò che sento e provo, è riflessiva, a volte spietata con se stessa, ma sempre sensibile e dall’animo “arruffato”. Purtroppo è lontana. Poi c’è Anna; di lei che dire? Ci vediamo tutte le mattine noi due  per la colazione pre-lavoro e abbiamo una gran confidenza, si parla di ogni cosa senza pudore alcuno e proprio come due vere Amiche ridiamo di noi stesse. Per Anna potrei mettere la mano sul fuoco; schietta, di una generosità incredibile, di una bontà d’animo che a volte mi fa “incavolare”. E’ come una sorella per me. Le voglio davvero bene. E’ moderata, molto educata, sempre tranquilla ma piena di gioia di vivere. Ha sempre lottato nella vita; si mantiene da sola da quando era ragazzina … è una vincente! Ed infine, non in termini di classifiche ma solo per un dulcis in fondo..il mio Amico del cuore è A. A lui confido tutto, a lui dico ogni cosa mi passi per la mente; è il mio compagno, colui che divide il letto con me,  colui che amo e quindi per me è il mio miglior Amico in assoluto. Certo non parliamo di amenità femminili, ma ogni piccolo spazio del mio cuore lui lo conosce, ogni mio dolore, sorriso, preoccupazione… così come io conosco i suoi. Ecco cos’è Amicizia;  cosa significa per me la parola. Ho un ricordo bellissimo di una notte in Iraq quando, sdraiati sotto un cielo stellato indescrivibile Greg mi chiese cos’era la cosa più importante della vita ed io risposi senza esitare “l’amicizia”. Lui mi riprese dicendo…” ma l’Amore? Quello è più importante” ed io risposi…” L’Amore può svanire, un vero Amico non ti lascia mai”…

29 MAGGIO 2008

Oggi per me è una giornata triste. Mio papà avrebbe compiuto gli anni. Dico avrebbe poichè non c'è più. E' mancato dieci anni fa all'età di 68 anni e non sono ancora riuscita a superare il dolore. Lo so che per molti sembrerò incoerente; ho elaborato la morte di un figlio, di mio marito ma la sua no. Mio Padre era una persona eccezionale e non solo ai miei occhi. Dotata di grande umiltà e carattere. Proveniva da una famiglia di umili origini emigrata all'estero. Una di quelle dove lo studio di un figlio era vista come una "perdita di tempo", quasi un tradimento per il sol fatto di togliere braccia al lavoro. Eppure papà pur di poterlo fare la notte lavorava in una fornace (facendo a mano mattoni) e il giorno studiava. Fu due volte premio Goncourt per meriti letterari eppure neppure una volta i suoi genitori gli dissero "bravo". A soli 17 anni prese non una ma due maturità; quella scientifico liceale e quella di perito aeronautico. Si iscrisse alla Sorbona di Parigi negli anni in cui gli italiani erano visti come "maccaroni" e vessati. Eppure mai una volta nella sua vita perse il sorriso, nè tantomeno la sua forza di volontà vacillò. Sempre paziente e riflessivo, sempre umile con tutti. Ha vissuto 46 anni di vero amore con mamma e vederli faceva tenerezza, innamorati come il primo giorno, mai screzzi, mai parole dette con toni alterati; sempre in accordo su tutto. Ancor oggi ricordo con tenerezza quando andavamo in vacanza e  di notte li sentivo ridere nella loro camera.Quando morì i colaboratori scrissero di lui parole molto toccanti. Collaborò con i più grandi nomi dell'architettura e ingegneria mondiale. Alcuni suoi progetti sono rimasti come "innovativi e geniali" (parole di R.Piano). Quando è morto, lo stesso giorno in cui è andato in pensione, ho cercato di rianimarlo. Io che da soccorritrice 118 avevo "ripescato" tante persone in arresto cardiaco..con lui ho fallito miseramente. Ho il rimpianto di non essere riuscita a dirgli tante cose, che non abbia potuto vedere crescere l'unico nipote e gioire per ciò che è diventato. Mi mancano le sue visite per due chiacchiere in giardino dalle quali si congedava sempre con fasci di rose che adorava e che io coglievo mentre lui mi  reggeva il cesto. Quelle rose che non ho mai più raccolto. E' una giornata in cui non riesco a concentrarmi sul mio lavoro, nè riesco a smettere di piangere. Ho il desiderio di dirgli oggi,  vuoi per il  pudore che avevamo, vuoi per il tipo d'educazione severa ricevuta, quelle parole mai espresse.
"Papà oggi è il tuo compleanno. Avrei voluto dirti tante cose, ma tu sei "andato". Io so che, seppur da una dimensione più spirituale, sei accanto e vegli su chi hai amato, ma mi manchi. Mi mancano quei rari abbracci che mi facevano sentire piccola malgrado l'età. Mi manca vederti assorto nel lavoro mentre ascolti Beethoven e fischietti sottovoce. Mi manca vederti camminare con le mani in tasca nel bosco, mi manca il non poterti più dire che ti ho voluto bene e che ti sono grata per tutti i tuoi sacrifici. Ti ringrazio per avermi insegnato ad essere umile, a camminare con la sola forza delle mie gambe senza cedere a facili lusinghe. Grazie papà per tutto quello che mi hai insegnato permeando il mio cuore e la mia mente di sapere. Ti voglio bene. Resterai in me eternamente perchè sei parte di me e quando non ci sarò più tu vivrai in mio figlio poichè  tramite me ha attinto dai tuoi insegnamenti. Buon compleanno Papà. Grazie di esserci stato"



UN ABBRACCIO AL CUORE

Seppure per poche ore, sabato ho stretto al cuore mio figlio. Il suo profumo, il calore di quella stretta, le sue parole mentre piangevo in silenzio stretta a lui. Sono attimi che porterò con me nei mesi a venire. Mi imponevo di essere forte e mi dicevo che non dovevo mostrare il mio dolore per il distacco, che lui è felice, sereno, che non dovevo essere egoista ma già mi mancava. Il viaggio di ritorno è stato triste e stancante. Ho pianto da sola, sprofondata nella mia poltrona. Poi mi è arrivata la sua chiamata: " ehi momy scommetto che stai piangendo. Lo sai che non voglio! Guarda che hai promesso di non far la bimba! Comportati da soldato e non da mammola" ...e sono scoppiata a ridere per il suo tono di voce serio e preoccupato che mi ha fatta sentire un poco come se la figlia fossi io......In quell'istante ho rivisto, con gli occhi del cuore, il suo sorriso smagliante, le sue mani affusolate che mi carezzavano il viso e sono stata orgogliosa e felice di averlo.
"Il tempo e la distanza non cancellano l'amore". Così mi ha detto prima di salutarmi...e questo io voglio ricordare.  

LE PAROLE CHE TI HO DETTO

Oggi ero nello studio e riordinavo le mie carte e tra queste mi è capitato un cartoncino per la festa della mamma scritto da mio figlio allora qundicenne che dice:
" passano gli anni e mi chiedo se mai un giorno sarò un buon genitore. L'unica risposta è che se farò per mio figlio/a almeno la metà di ciò che tu fai per me, sarò un'ottimo genitore. Momy, con questo bigliettino voglio ringraziarti per tutto, anche per la tua severità, il tuo sorriso, il tuo restare ad ascoltarmi sempre anche quando non vorrei parlare, per il fatto che non urli mai ma chiedi...ti immedesimi in questo tuo  figlio . Questo significa che ti interessi a me, a ciò che faccio e non posso che essertene grato perchè un giorno crescendo capirò e sarà grazie al tuo amore se sarò un Uomo onesto e leale. Ti voglio bene mamma."


 Inutile dire che mi è preso un groppo alla gola. Mio figlio è lontano, ora è un giovanotto che va per i 21 anni e  che si affaccia alla vita regalandomi grandi soddisfazioni. Non chiede mai nulla. E' sempre sorridente, sereno, affettuoso con tutti. E' stato la mia "ancora di salvezza" quando è morto chi amavo. Siamo stati il puntello l'uno dell'altro ed ha dimostrato la sua maturità anche quando, timidamente, mi ha spronata a rifarmi una vita a tornare a sorridere come un tempo. Ci sono genitori che si lamentano dei figli, io no! Di Matt non cambierei nulla. Lo amo per quello che è. Sono orgogliosa di lui, di quando ai colloqui col Rettore mi diceva " Matt sembra uscito da un libro, è così gentile, educato, studioso. Ne sia fiera!" e lo ero, lo sono. Voglio dire a mio figlio, che peraltro non sa neppure che possiedo un blog, grazie per non avermi mai dato un dispiacere, un'affanno. Grazie a te figlio mio. Se sono stata una buona madre è solo perchè ho avuto un grande figlio. Ti voglio bene.

PERCHÉ LEGGI COSì TANTO?

Foto di to_revive
Per me leggere è come una droga. Ho una biblioteca davvero grande e ben fornita  con libri catalogati per autore e senza badare alla tinta della sovracopertina o alla loro altezza. Nei ripiani più alti messi addirittura in doppia fila da quanti ne possiedo. Detesto, da sempre, coloro che per fattori di pura estetica o su consiglio del proprio architetto, hanno libri con la brossura tutta del medesimo colore. Per me leggere è un'arte, è un piacere, è gratificare il mio animo. Se non avessi letto e non leggessi in modo così "smodato" mai avrei ottenuto una tale padronanza nella lingua italiana che non era la mia lingua. Tuttavia ho un modo piuttosto contorto di leggere.! Innanzi tutto non leggo mai un solo libro per volta. In questo periodo, ad esempio, sto rileggendo A Midsummer night's dream di W.Shakespeare (ops..Sogno di una notte di mezz'estate). Mi piace moltissimo e da sempre è ciò che più ho amato di lui. E'..come definirla una lettura amena quasi leziosa. Poi dal momento che ho scelto di andare a lavorare in treno  ( mi piace molto!) leggo P.Cornwell e precisamente " la traccia" libro con protagonista una patologa forense . Sul tavolo del mio studio, invece, c'è ora un trattato di Lydia Jackson "Family attitudes test" un manuale della OS inerente  alcuni atteggiamenti infantili  verso la famiglia che ha un triplice scopo: indagine psicologica, diagnosi e terapia. Alcune persone si chiederanno come si faccia a leggere 3 libri in contemporanea ma a me viene  facile farlo. Ciò che leggo in treno è vissuto come un passatempo..è lettura di svago e il genere legal condito dall' antropologia forense è davvero il massimo. Poi a casa, quando torno dal lavoro, mi piace prendere in mano quella che io definisco "medicina dell'animo" e chi meglio di Shakespeare o Neruda o vecchi poeti del '800   possono donare questo espace du matin al cuore? Infine prima di dormire ecco che mi piace tuffarmi in letture che mi portano a  riflettere, forse complice un cugino psichiatra e psicologo (oramai in pensione ma che ancor oggi scrive e pubblica numerosi libri del settore) e che sin da ragazza mi concedeva di leggerli quando erano ancora in bozza; ricordo alcune estati in cui si lanciava in discussioni sulle patologie che  riuscivo a comprendere solo grazie alle sue spiegazioni ed alcune volte non ho compreso.. Forse qualcosa mi è rimasto dal momento che ancor oggi, a distanza di tempo, sono attratta ed affascinata dalla mente umana e da questi libri. Di certo ho imparato che, davanti a lui, non devo usare la parola "pazzo" poichè si arrabbia molto e si lancia in disquisizioni sulla differenza tra patologie, disturbi della sfera psichica, emozionale e chi più ne ha più ne metta!  Forse anch'io ho qualche vena di follia visto e considerato che ho lo shopping facile (non compulsivo)  nei riguardi dei libri. Ho però trovato il modo, grazie a Claudio (chef55) di donare almeno quelli  detti  tascabili o economici alla biblioteca del CRO di Aviano con una iniziativa chiamata "UN LIBRO PER UNO..."  facendo così in modo che  i ricoverati possano trascorrere il tempo senza annoiarsi.  Quella segnalata da Claudio è un'iniziativa bellissima, riesce a dare un senso anche al distacco che provo privandomi di un volume. Infine, una mia amica mi ha chiesto cosa ci provassi nell'avere il naso tuffato nei libri e nel provare piacere a girare per le librerie. La mia risposta è che io non voglio conoscere  le cose, le voglio sapere e c'è una bella differenza. Mi piace approfondire, ricercare, meditare e pensare con profonda ammirazione a coloro che sono stati in grado di mettere sulla carta le loro parole, i loro sentimenti trasmettendoli a me. Leggere è mettere in moto il cervello per utilizzare la propria  fantasia dando un volto che mi piace a personaggi, ambienti e quant'altro. Leggere  è arricchirmi, equivale ad  emozionare la mia anima.  Buona lettura a tutti coloro che amano leggere.

IO VIVO

Serata di meditazione. Era da un pò di tempo che mi guardavo intorno, quasi spaesata, e mi chiedevo se tutto ciò che vedevo  fosse reale o se invece avrei aperto gli occhi e sentito il trillo della sveglia che mi riportava coi piedi in terra. Ma perchè tutto questo?  Ieri passeggiavo  per Trento, ascoltando lo scalpiccìo dei miei passi sui lastricati di porfido e nella calma staticità dei palazzi antichi ed affrescati, in una città dove non esiste la fretta, dove ci si ferma ancora per due parole o un caffè, di colpo mi sono sentita di vivere. "Eh sì bella scoperta" direte voi! Credetemi non è così scontata la cosa. Da quando il 23/11/2005 la mia vita ha preso una svolta, ho lottato tenacemente con sentimenti contrastanti. Mi ero convinta, vuoi per il dolore provato che mi aveva annientata, vuoi perchè era tutto "nuovo" e dovevo adattarmi ad una vita da civile, vuoi perchè ero troppo radicata in abitudini che per 25 anni avevano scandito i passi della mia vita, bhe dicevo, mi ero convinta di vivere. Ed invece non era così e me ne sono accorta solo adesso, in questo istante. Io non vivevo, esistevo. Ecco la differenza. Adesso sono in grado di dirlo ed anche se fa molto male è la realtà. Esistevo ...trascinandomi in abitudini, riti che mi davano sicurezza, scanditi da suoni e da odori forti, da disciplina e comandi che impartivo. Esistevo io ed intanto intorno a me, i miei affetti, mio figlio, la mia famiglia ...vivevano. Quanto tempo è passato ragazzi! Mi sembrano anni luce ed invece non è così. Ci voleva accanto a me l'amore con la A maiuscola per capirlo e per cogliere la sottigliezza della cosa. Vivere/esistere...tutt'altra cosa. Adesso, per la prima volta mi rendo conto di cosa io abbia perso in questo periodo. Vorrei riprendermi il tempo, quei "quasi" tre anni dal congedo e ricominciare perchè mi son persa il profumo dei fiori, il calore del sole primaverile sulla pelle, lo sferragliare di un treno...la dolcezza di un bacio ricevuto mentre, leggendo, mi ero assopita in giardino. Vivere anzichè esistere....Quel moto che ha fatto sì che prima mi alzassi dal letto per scrivere di getto queste parole che sgorgavano come un fiume in piena per paura di perderle. La sua voce da lontano che mi diceva stasera: " Cosa pensi dolcetto? Non farmi stare in pensiero"... Ecco Andrea, ora lo sò a cosa pensavo...a tutto questo alla mia voglia di vivere i giorni che mi resteranno con la leggerezza dell'animo di quando ero bambina. La voglia di mettere gli sci e andare...senza pensare, libera da me stessa su questi monti che amo immensamente, la voglia di dire a mio figlio ed a tutto il mondo che sono così  felice da sentirmi scoppiare il cuore. La voglia di cantare vecchie canzoni stonate, di rileggere libri dalle pagine ingiallite, di guardare le rughette che ti si formano attorno agli occhi quando ridi di me, di noi due, di correre a "spalmarmi" su di te quando c'è la pubblicità e sentire le tue forti braccia stringermi.  Grazie amore mio per avermi dato tutto...grazie Signore per il dono della vita, per chi amo, siano essi A. o mio Figlio o Amici ....grazie Signore per avermi indicato la via che mi ha portata alla consapevolezza a cui son giunta.
Io VIVO e non esisto!

GREG



...E' il 10 dicembre..Guardavo alla finestra le cime innevate delle  montagne e mi sono persa ascoltando My Way cantata da Sinatra. Ricordo e chiudo gli occhi .....Rivedo il tuo sorriso e mi pare di sentire la tua voce che mi dice: " Sweetie,I should like to know your thought!" e mi pare di sentire il tuo abbraccio che mi obbliga a danzare con te questa struggente melodia. Oh Greg quanto mi manchi, ho perso il mio migliore amico, ho perso la persona che ascoltava in silenzio e che era la panacea per il mio cuore. Ho perso la cosa più bella che avessi; la tua stima, il tuo sorriso, la tua gioia di vivere e di farmi sentire viva quando ero giù di morale.Sei la persona che mi ha curata quando è morto l'uomo che amavo, quella che mi è stata accanto quando ero malata e non volevo più guarire, quella che mi obbligava a mangiare, a parlare, a camminare.... Chi canterà ora le canzoni stonate per me? Chi mi obbligherà ad un lento che non voglio ballare? Chi accoglierà le mie lacrime calde come queste? Oh Greg, sapessi...sapessi il vuoto che hai lasciato in me, in tutti noi che ti amavamo..sapessi quante volte mi dico: " devo dirlo a Greg" per poi rendermi conto che non sei qui per stringermi. Non voglio scordare il tuo profumo di sapone e dopobarba, non voglio scordare la tua voce o la tua risata. Un giorno ci stringeremo di nuovo in un 'abbraccio caldo e pregno di amicizia perchè son certa che Dio mi ha privilegiata facendomi dono della tua Amicizia. Happy birthday my friend.

I'M A HINGING

...sospesa in un giornata calda in cui "i fantasmi" sono riapparsi a giocare col mio cuore. Una levataccia per vederlo partire e già mi manca. Poi una rapida doccia e qualche faccenda pulendo sul pulito. Una capatina in internet per leggere e rispondere a mail ed ecco che accade...l'idea malsana di inserire nel Pc  quel maledetto cd e poi..partenza per un mondo pieno di dolore, le parole di un'uomo che per me era un fratello..i suoi "good morning baby" sino ad arrivare a quel giorno in cui mi disse in msn..." ho sentito un rumore, aspetta lì vado a vedere sorellina..arrivo subito" e invece non è mai più tornato. Gli hanno sparato al petto. Non ho più potuto dirgli quanto gli volevo bene, com'era bello che, mentre io sorgeggiavo il mio primo caffè e accendevo il pc, lui mi dicesse il suo good morning e io rispondessi good night...e riderci sopra  perchè il fuso orario lo portava a dormire mentre io mi alzavo per andare a correre. Sospesa..ecco come mi sento ora, in bilico su un baratro senza scampo ....Mi manchi Steven, da impazzire. Adesso il mio pc la mattina stà spento non auguro più a nessuno una serena notte....non lo farò mai più..

A DAMNED SOUL (un'anima sola)

A damned soul ...un'anima sola.
Oggi ho passato parecchio tempo con me stessa, ho aperto questo blog per leggerlo e mi ci sono soffermata a lungo rileggendo i vostri commenti ed i miei post. Non voglio dire che mi m'accada raramente di meditare, ma non mi capitava da molto di riuscire a farlo in modo "costruttivo". Ho riguardato indietro alla mia vita rileggendo quegli stalci di vita e questo ha fatto scattare in me una molla che ora m'induce a chiedermi in cosa, dove e soprattutto se io abbia sbagliato. Mentre rileggevo le cose stupende che voi mi scrivevate in commento ai miei dolori, alle mie risate, ho provato una sorta di dolorosa e nel contempo struggente emozione e con la mente rivedevo l'Umbria e le mie passeggiate all'alba..rivedevo A. in divisa davanti la mia porta che mi comunicava, senza quasi riuscir a parlare, la notizia della morte di Gregory. Rivedevo il mio viaggio per trasferirmi in Val Gardena per sfuggire a quella terra che mi "faceva male", i pomeriggi passati la domenica su di una tomba a piangere sentendomi una nullità per il solo fatto d'esserci ancora e mentre questi fotogrammi passavano nel mio cervello mi sono resa conto con stupore di una cosa: NON stavo piangendo..ricordavo ma non piangevo. Io che di lacrime amare ne ho versate a fiumi negli ultimi due anni...ecco che per la prima volta non piangevo. Questo mi ha lasciata attònita, mi chiedo se sto diventando cinica e priva di sentimenti. Come posso aver scordato il mio dolore? O meglio, come posso averlo lasciato assopire? Mi rotolava nella mente un mare di pensieri, cercavo possibili similitudini tra l'ieri e l'oggi e mi vedevo come attraverso ad una nebbia dalla quale a fatica riuscivo ad emergere.Mi dicevo.."Piangi ..dai piangi!!" ma non ero capace. Allora ho messo su musica, quella che mi ricordava quei tempi e m'illudevo che ci sarei riuscita, ma invano. Sentivo invece crescere in me una sorta di pace interiore così piacevole, calda, confortante da indurmi a sorridere. Allora mi sono venute alla mente anche le cose che prima, in quei due anni non avevo visto o avevo voluto scordare; i sorrisi sdentati  dei figli dei miei vicini...le risate con A., le chiacchierate chilometriche al telefono con mio figlio e le nostre risate,...e mi è parso di sentire odore di sigaro cubano e di pelle cotta al sole. Allora ho capito...ero guarita, non ero più ..a damned soul.

DEDICATO AD A.


Questo mio post è dedicato alla persona che amo... A. Il mio vuol essere un'atto di riconoscimento per ciò che ogni istante mi dona; amore, serenità e rispetto.
...Sei entrato nella mia vita  in punta di piedi ed hai raccolto i miei dolori, le mie preoccupazioni. Hai condiviso, facendoli in parte tuoi, tutti i miei problemi; ultimo tra tanti mi hai sostenuta quando, di recente, ho dovuto subire un delicato intervento chirurgico e sei riuscito a farmi accettare anche le numerose complicazioni sopraggiunte con ottimismo. Ora è tempo solo di risate, è tempo di "riposare" i nostri cuori in questa casa bellissima che vede radunate le tue e le mie cose in un connubio perfetto tra tranquillità e amore. Voglio che tu sappia che sono serena quando ti guardo e mi guardi, quando scherziamo, quando ci facciamo i dispetti o parliamo seriamente della vita facendo nostri i progetti per un futuro . Ci sono tante cose che condividiamo e che sono fonte di piacere; la passione per la moto e i viaggi, la montagna, lo sci, le arrampicate per non parlare della musica e dei cibi, e chi più ne ha più ne metta. Voglio che tu sappia che tra le tue braccia mi sento protetta (non certo per il tuo 1,93...). Dio ci ha posti sullo stesso cammino donandoci a vicenda una persona con la quale comunicare, confidarsi, sentirsi capiti, una persona che ci fa ridere; in poche parole "una metà" che amiamo con la quale avere una prospettiva di vita in comune.  Voglio dirti che ti amo e sai quanto mi costa dirlo. Si  dice che col passar del tempo, imparando a conoscersi meglio, l'esclusività dell'interesse per il compagno diminuisce e la coppia si riapre al mondo. Ebbene, questo mondo, il mio mondo è ora  anche  tuo e te ne faccio dono con una promessa di lealtà e rispetto che nasce dalla consapevolezza del saper riconoscere i propri limiti  con umiltà. Ti ringrazio e  voglio dirti che se  ho dovuto subire tutti i dolori che Dio mi ha donato per arrivare a te, bhe...lo rifarei ancora mille e mille volte. Grazie amore.
 

UN MESSAGGIO

da parte di Vipear

Ciao my colonel (qui ti chiamero sempre così) ho letto solo una parte di ciò che hai scritto, e poi ho smesso non riuscendo ad andare avanti, perchè era se come leggendoti mettessi pietre, su pietre sul mio cuore, e assorbirsi il tuo dolore. E mi sono chiesto quanto dolore si deve raggiungere prima che un cuore smetta di sognare, o prima che torni a vivere: però ho letto anche una forza rabbiosa, una volontà ferrea di tornare a vivere, ed anche pur non conoscendoti te lo auguro di tutto cuore. Torna a volare indominta my colonel i cieli azzuri ti aspettano un amico.
 

RICORDANDO GREGORY


Foto di to_revive
Gregory aveva la mia età, un sorriso meraviglioso e la pelle color della cioccolata. Mi chiamava Sweetie, da 20 anni se io avevo problemi c'era, se stavo bene c'era con le sue risate allegre, con il suo modo "rude" di parlare che mi faceva dirgli a volte..."divano" (si la moglie se diceva parolacce lo ficcava a dormire sul divano!) lui aveva chiesto a me e ad Andrea suo "fratello bianco" di correggerlo se diceva parolacce e la formuletta era "divano" e dunque le nostre chiacchiere erano 10 parole e un divano....e si rideva, gli dicevo..."Ehi Greg dell'Italia hai imparato solo le schifezze?" Aveva una moglie che adorava, quando ne parlava gli occhi brillavano, e un bimbo che ha ora 4 anni, little John. Ha lasciato ad Andrea una stupenda lettera per me, ed una per lui, sono parole struggenti di un Amico che parte in guerra e che pensa al futuro con incertezza ma serenità, mi chiede di non piangere, dice che non può andarsene sapendo che mi lascerà nel dolore, che devo stare accanto a suo  figlio per parlagli con Andrea di lui e che lui veglierà su di me. Ma come faccio a non disperarmi? Greg è "andato avanti" un giorno ci riabbracceremo, ma ora io non so smettere di piangere anche se so bene che chi abbiamo amato non muore mai e che abbiamo il dovere di  parlarne spesso in modo che tutti possano ricordarlo come se fosse ancora con noi.
 

REGALAMI LA PACE



E' un giorno meraviglioso per andare a vela. Il vento soffia forte, il sole è caldo in questa giornata di metà estate. Se chiudo gli occhi ..sento "una voce" che mi dice: - Sciogliamoci dal corpo morto, leviamo gli ormeggi...rientriamo i parabordi piccola si salpa". Immagino il vento del pomeriggio, teso e costante, iniziamo il primo bordo con la randa a bolina e il fiocco abbastanza lento: vedo la barca inclinarsi la spuma accarezza il bordo, la chiglia batte l'onda ci muoviamo con disinvoltura mentre ci arrivano minuscole goccioline salate. Facendo il primo bordo il vento è traverso e la barca fila come una ferrari, ci allontaniamo dalla costa nel gorgoglio della scia mentre mi tieni abbracciata alle spalle senza parlare, ogni tanto sento le tue labbra sulla nuca ed è magia pura ma ecco arrivare il tramonto. Con esso cala il vento. Gettiamo l'ancora, si fa il bagno e l'acqua è complice di mille sensazioni e giochi. Apro gli occhi. Sono in terra ferma, sono a casa, una leggera tristezza mi coglie ma se passo la lingua sulle labbra posso quasi sentire il sapore salato del mare e anche se quel viaggio zingaro era solo  nel mio cuore ti sorrido con dolcezza. Grazie per avermelo regalato, grazie per ogni cosa, grazie perchè ci sei nella mia vita quotidiana perchè mi doni pace ogni volta che penso a te, perchè mi "salvi" dal mio odio e dal mio dolore. Non andare via stella mia, resta sempre nel mio cuore. Regalami la pace.

RIFLESSIONI

La vita ti lascia dei ricordi, così come il corridore dietro di se lascia il vento... e mi ritrovo a pensare in questo inizio di giornata di fine estate, alla mia corsa fatta di evanescenti motivi d'illusione. Ripenso guardandomi indietro, ad una tristezza che vive comunque negli attimi di felicità e che mi scivola sulla pelle sempre più pesante tanto quanto più invecchio. E mi sfiora il cuore, mi dice parole di dolore, mi dice di incanti e di speranze. Mi dice di non essere triste, mi dice di vivere. Dunque grazie a chi mi "accompagna" ed è causa di queste mie riflessioni.

FARÒ IL PILOTA...

Gli spettinati  capelli biondi le facevano da cuscino mentre fili d'erba le solleticavano l' orecchio. Il cielo era di un azzurro intenso. Non si scorgeva una nuvola. Sdraiata su quel tappeto verde guardava il cielo; aspettava.
In lontananza sentiva il rumore dell'acqua del ruscello che scorreva. Le cicale frinivano. Ed ecco che ad un tratto si alzò in piedi urlando:
" eccoli, eccoli che arrivano nonna".
Sentiva un groppo alla gola ed uno strano sfarfallio allo stomaco. Si mise a correre con le mani verso il cielo quasi potesse rincorrere ed afferrare quegli uccelli d'acciaio che solcavano il cielo lasciando la loro scia.
" Quando sarò grande farò il pilota nonna!".
Aveva sei anni allora...

Come ogni mattina mi alzai che era ancora buio. Indossando la tuta pensai che forse avevano  ragione gli amici   a dire che non era normale alzarsi alle 5 per andare a correre anche quando ero in vacanza. Aprii la porta e mi catapultai fuori; venni investita dai mille profumi del vicino deserto. Il cielo iniziava a schiarire regalando una scia arancione all'orizzonte che si fondeva con l'azzurro,ancor cupo del cielo; il tempo sembrava immobile. Le gambe iniziarono a muoversi sempre più veloci mentre nella mia testa iniziai a cantare:
"One mile - No Sweat
Two mile - Better yet
Three miles - Gotta run
Four miles - Just for fun
Come on - Let's go..."
Iniziava a fare caldo e mancavano ancora dieci giorni al mio rientro in Accademia e correre sembrava la soluzione ideale a quello scalpitare impaziente del cuore. Mentre percorrevo le mie 15 miglia ripensai al giorno in cui dissi ai miei  che sarei entrata nell'esercito.
 

E VOLO...



Vorrei volare su una mongolfiera con te John, sentire il sibilo del vento e guardarlo scompigliarti i capelli. Scrutare quelle sottili rughe che ti vengono intorno agli occhi se ridi e dirti: "E' bellissimo!". Forse si riderebbe di noi, attenti a non farla stallare mentre ci muoviamo al suo interno e sospiriamo e gridiamo come due adolescenti..."ehi guardaaaaaaaaa un bosco" ..." guarda tu invece....il lago! Vieni qui e dammi un bacio subito!" Sarebbe come essere liberi dai dolori, da una vita che spesso è triste e non ci piace sarebbe come fare l'amore col cielo, quel cielo dove ora tu riposi. Sogno....

BROGLIACCI DEL CUORE

..Ho scritto brogliacci di parole sul mio cuore e sono tutti lì immoti, il tempo non li ha cancellati; segni indelebili lasciati dal dolore, dalle risate, dal pianto. Come rughe che invece di solcare il viso solcano il cuore ma lo arricchiscono, e se a momenti pare lo vogliano indebolire ecco che invece lo rendono forte sempre più forte... sempre più impavido. E risorgo a testa alta, dicendomi che sono ricca e forte, molto ricca e inizio a sentirlo, il calore di quella fiammella che mi scalda dentro e dice: "sei viva... ancora e di più. Ancora e di più..."
 

IO SONO STATO. ( In Loving Memory)

Era un uomo di colore,  alto al di sopra della media e molto muscoloso. Aveva il naso schiacciato sul viso  non per via della razza ma, si raccontava,  per i danni di una pregressa scazzottata. Lui non parlava, lui urlava e lo faceva a pochi centimetri dalle sue orecchie o dal suo viso. Era spietato nella sua autorevolezza. Non sopportava "le donne che volevano fare gli uomini " così giudicava quelle  che ai fornelli preferivano la divisa, di conseguenza le maltrattava a parole e qualche volta anche assestando un calcione nel didietro. Se dagli uomini pretendeva 100 dalle donne voleva 101 perchè, così diceva, "dovevano farsi valere ancor di più in un mondo che non  apparteneva loro". Aveva per lei  una sorta di odio-amore. La chiamava "miss violet" il che tradotto significava mammola e  lei gli avrebbe rifilato un cazzotto sui denti tutte le volte. Il suo "odio" cresceva in modo proporzionale alla sua caparbietà. Le diceva che non sarebbe arrivata alla fine di quei 5 anni, che non avrebbe mai posato il deretano su di un aereo e che lui preferiva scommettere su di un cavallo zoppo che su di lei, figlia di papà, viziata e lesbica. Sì, perchè per lui le donne che volevano servire la Patria erano per forza di cose prive di femminilità e dunque per un contorto suo pensiero dovevano per forza di cose essere  lesbiche. Il  Sergeant Major  J.J.S. era un maschilista di prima classe.
Quei  5 anni d'Accademia militare furono  tra i più duri e pesanti della sua vita ma quel giorno di settembre  in cui  lei giurò, fu il riscatto di tutte le sofferenze; migliore del corso e migliore dell'anno accademico.
Al termine della cerimonia, la chiamò a rapporto, usando quella sua maniera tra il rozzo e l'autoritario. Lei entrò in quell'ufficio del headquarters col cuore pieno di rabbia verso quell'uomo che ancora una volta la sottraeva ad un momento di gioia senza darle respiro ma pensò che fosse l'ultima volta e si accinse a varcare la porta.
Lui era lì, in piedi. Lei si pose sugli attenti aspettando un suo comando.
Lui fece il giro della scrivania in silenzio e le stese la mano. Lei era lì, sull'attenti, timorosa e dubbiosa pensando dove fosse l'ennesima fregatura: " gli darò la mano e lui urlerà perchè non avevo il permesso di rompere il rest ..verrò meno al Core Values"  ma lui capì, e per la prima volta in 5 anni, lei lo vide sorridere. Le diede il rest e fece un gesto d'incoraggiamento con quella mano che ancora non aveva abbassato. Lei la prese tra le sue e lui parlò, le disse che era fiero di lei e della sua fermezza, del lavoro che aveva fatto e dei risultati ottenuti e che le chiedeva scusa per aver dubitato. Avevano gli occhi lucidi ambedue ma non potevano lasciarsi andare a sentimentalismi e congedandosi lui le mise in tasca un dono. Un dollaro d'argento del 1815 dicendole che le avrebbe portato fortuna.
E passarono gli anni...
Loyalty
Duty
Respect
Selfless service
Honor
Integrity
Personal Courage
... lei era un decorato Lth. Colonel, quando  le arrivò alle orecchie che il Sergeant Major, oramai un  anziano retired, era molto malato.
Decise di andare a trovarlo in quell'ospedale militare. Lo trovò in giardino, seduto su quella sedia a rotelle e non appena la sua sagoma si stagliò di fronte a quell'uomo stanco e provato sentì una stretta al cuore. Lui la riconobbe subito  " Lth colonel G.M..." e fece il gesto di alzarsi..
Lei si chinò ed in silenzio  lo abbracciò. Non era più solo una mano tesa ma un caldo abbraccio a suggellare il  LDRSHIP che lui le aveva insegnato. Lei tirò fuori un astuccio e glielo diede. Le mani tremanti lo aprirono e vide la DSC. Gli occhi lucidi, lui le disse che era onorato 
di sapere che lei aveva ricevuto quella medaglia ma lei la prese dall'astuccio e l'appuntò alla tasca della sua giacca.  Il blu intenso bordato di rosso spiccava sull'azzurro di quella giacchetta di pigiama e gli disse che era sua quell'onoreficenza, che lei era ciò che lui aveva "prodotto". Honor, Personal courage, Integrity...
Due mesi dopo lui morì. La famiglia di J.J.S. la chiamò per avvisarla e  per restituirle quella medaglia che  lei volle  appuntare nuovamente e personalmente al suo petto, un ultimo gesto per l'ultimo cammino di un grande uomo verso una vita senza affanni.

Tutti noi siamo il perfetto connubio tra ciò che abbiamo voluto diventare e ciò che ci hanno insegnato.
Io non ho mai dimenticato, per un solo istante, la mia leadership ma neppure quelle parole che qualcuno mi scrisse un giorno:

io sono stato quello che
gli altri non volevano essere
io sono andato dove
gli altri non volevano andare
io ho portato a termine quello
che gli altri non volevano fare
io non ho preteso mai niente
da quelli che non danno mai nulla.
con rabbia ho accettato
di essere emarginato come
se avessi commesso uno sbaglio,
ho visto il volto del terrore,
ho sentito il freddo morso della paura
ho gioito per il dolce gusto
di un momento d’amore
ho pianto, ho sofferto
e ho sperato …… ma piu’ di tutto,
io ho vissuto quei momenti
che gli altri dicono
sia meglio dimenticare.
quando giungera’ la mia ora
agli altri potro’ dire
che sono orgoglioso
per tutto quello che sono stato 
…….. un soldato!
Command Sergeant Major J.J.S.  is another star in my firmament