Gli spettinati capelli biondi le facevano da cuscino mentre fili d'erba le solleticavano l' orecchio. Il cielo era di un azzurro intenso. Non si scorgeva una nuvola. Sdraiata su quel tappeto verde guardava il cielo; aspettava.
In lontananza sentiva il rumore dell'acqua del ruscello che scorreva. Le cicale frinivano. Ed ecco che ad un tratto si alzò in piedi urlando: " eccoli, eccoli che arrivano nonna". Sentiva un groppo alla gola ed uno strano sfarfallio allo stomaco. Si mise a correre con le mani verso il cielo quasi potesse rincorrere ed afferrare quegli uccelli d'acciaio che solcavano il cielo lasciando la loro scia. " Quando sarò grande farò il pilota nonna!". Aveva sei anni allora... Come ogni mattina mi alzai che era ancora buio. Indossando la tuta pensai che forse avevano ragione gli amici a dire che non era normale alzarsi alle 5 per andare a correre anche quando ero in vacanza. Aprii la porta e mi catapultai fuori; venni investita dai mille profumi del vicino deserto. Il cielo iniziava a schiarire regalando una scia arancione all'orizzonte che si fondeva con l'azzurro,ancor cupo del cielo; il tempo sembrava immobile. Le gambe iniziarono a muoversi sempre più veloci mentre nella mia testa iniziai a cantare: "One mile - No Sweat Two mile - Better yet Three miles - Gotta run Four miles - Just for fun Come on - Let's go..."Iniziava a fare caldo e mancavano ancora dieci giorni al mio rientro in Accademia e correre sembrava la soluzione ideale a quello scalpitare impaziente del cuore. Mentre percorrevo le mie 15 miglia ripensai al giorno in cui dissi ai miei che sarei entrata nell'esercito. |
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